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Save the emigrants per ricordare 

SAVE THE EMIGRANTS

per ricordare

Noi alunni dell'I.C.TITO LUCREZIO CARO - 85° BERLINGIERI di NAPOLI, vogliamo dedicare questo sito a tutti coloro che lottano per raggiungere un sogno chiamato libertà, sia a coloro che ci sono riusciti, sia  a quelli che purtroppo non lo realizzeranno.


Caro diario, 

oggi sono arrivato a Lampedusa, una piccola città dello Stato italiano. Ho dovuto attraversare il Mediterraneo, ma ce l'ho fatta, ho raggiunto la libertà. Sono scappato dall'oppressione del mio Paese. 

È stato difficile, noi tutti, sulla barca, abbiamo vissuto attimi di terrore. Eravamo all'incirca in seicento su quel barcone ricco di speranze e di sogni. All'arrivo in Italia, non eravamo neanche in venti. Ho visto la morte di centinaia di persone.

 Eravamo in troppi. Troppe persone che hanno fatto ribaltare quel barcone che poteva contenerne solo duecento. Centinaia di uomini, donne e bambini adesso, giacciono sui fondali di quel mare, ormai non più limpido come prima. Tra tutti quei corpi, anche quello di mio fratello. 

Aveva solo cinque anni, ancora troppo giovane per assaggiare l'amaro sapore della morte. Il suo corpo, adesso, riposa disteso su quel fondale assieme a quello di tanti altri. Ricordo ancora le urla di quelle persone che, come me, cercavano di scappare dalla dittatura del nostro Paese, che, ancora pochi giorni, sarebbe crollato in miseria. Mancava poco, lo scafista, diceva, che mancava poco.

 Ma quel poco non è bastato per arrivare tutti sani e salvi. A volte la vita può cambiare in pochi istanti. Un attimo prima eravamo tutti tranquilli in attesa di arrivare in Italia e un attimo dopo si sentivano le urla delle persone poiché il barcone iniziò a muoversi e un istante dopo ancora, della barca nemmeno più l'ombra.

 Le navi della guardia costiera arrivarono; gli uomini a bordo videro centinaia di corpi galleggiare senza vita. Mi sorpassarono, senza però offrirmi aiuto, poiché pensavano che anch'io avessi perso la vita. Così iniziai ad urlare, mi udirono e quando mi portarono sulla loro nave, svenni poiché, ormai, allo stremo delle mie forze. 

Al mio risveglio, poche ore dopo, mi trovavo in una piccola stanza, sdraiato su di un letto, con attaccati dei tubicini al naso e alle braccia. Li staccai, mi alzai ed uscii all'esterno.

 All'uscita, mi accolse un'alba chiara di colore arancione, e dei magnifici gabbiani, sembravano inneggiare un canto. Ed è oggi che inizia per me una nuova vita. Ed è per questo che getterò questo diario in mare, in modo che chiunque trovi questo testo, possa raccontare la vera storia di Karim, un immigrato in Italia alla ricerca di una speranza: la speranza di una vita migliore.

Karim (Gaetano Maglione 3G) 

Tratto da:  un compito in classe!

 
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